All’Ordine del giorno del Consiglio Agcom del 09/10/2024, oltre all’importantissima questione della prominence radiotelevisiva, c’era un’enigmatica “Richiesta di parere del Ministero delle Imprese e del Made in Italy in merito a istanza della società RAI volta a ottenere frequenze aggiuntive per la propria rete DAB“.
Al momento non è dato di sapere di cosa si trattasse, anche se pare probabile che l’oggetto (le frequenze aggiuntive) fosse uno dei due pacchetti di risorse frequenziali adatte per l’implementazione delle reti DAB. Parliamo, nello specifico, di quelle frequenze non richieste in sede di manifestazione di interesse dai consorzi di radio locali in alcuni bacini di utenza in occasione dei bandi e quindi non assegnate e di quelle accantonate per la rete nazionale n. 12 DTT, originariamente destinata ai televisivi, che però l’avevano ripetutamente snobbata (stanti i ripetuti tentativi di attribuzione).
Ora, se già appare poco chiara la ragione di servizio a fondamento della richiesta di RAI – che peraltro, oltre a non aver fin qui manifestato una grande convinzione sul DAB, ha introdotto un ricorso avanti al TAR a seguito della procedura di assegnazione di due dei diritti d’uso nazionali dei lotti 1 e 3 -, segnatamente a riguardo di quello attribuito al consorzio Eurodab Italia, cioè il 3 –, ancora più criptico sembra il riferimento alle “frequenze aggiuntive“. Quali sarebbero infatti tali risorse e perché dovrebbero essere “aggiunte” alla rete esistente? E quale sarebbe quest’ultima? La n. 1, con buona pace delle pretese sulla n. 3 e conseguente rinuncia al ricorso ai giudici amministrativi.
Frequenze aggiuntive: 1^ ipotesi
Ove si trattasse del primo caso (le frequenze non richieste in sede di manifestazione d’interesse dai consorzi locali), inevitabilmente si creerebbero contenziosi in quanto si concreterebbe una serie di disparità di trattamento in relazione ai procedimenti analoghi del refarming della banda 700 MHz per il comparto tv.
Il precedente delle frequenze residuate dai bandi DVB-T
Ci riferiamo ad alcune vicende seguite attentamente nel 2023 da Newslinet, allorquando le frequenze non attribuite in prima battuta per assenza di richiedenti erano state rimesse a bando, mentre quelle ulteriormente residuate (dopo i nuovi bandi) erano fatte oggetto di richiesta da alcuni operatori di rete locali per risolvere problematiche interferenziali o di copertura (altrimenti non definibili) pervicacemente rifiutate sia dal Ministero che da Agcom.
Rischio contenzioso nell’ipotesi
Chiaro quindi che una decisione di questo tipo aprirebbe almeno due fronti di contenzioso: uno radiofonico ed uno televisivo.
Frequenze aggiuntive: 2^ ipotesi
Più complesso il secondo caso, quello della inassegnata rete nazionale DTT n. 12, per il quale corre opportunità di un recap, data la sua elevata articolazione.
Il recap
L’ultima volta che abbiamo parlato della rete nazionale tv n. 12 è stato esattamente un anno fa (il 06/10/2023), quando si era ipotizzata di destinarla transitoriamente a RAI per le finalità di avvio del DVB-T2 attraverso la conversione di uno dei suoi mux.
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Nuovo possibile recupero della rete fantasma
Di qui la più volte ventilata opportunità di definire l’impiego della rete nazionale n. 12 per il DAB (peraltro il pacchetto di frequenza che la componeva era già stato oggetto di revisione proprio per agevolare la pianificazione della radio digitale via etere) e, quindi, la possibilità che le frequenze aggiuntive di cui alla richiesta di RAI possano essere prelevate da tale provvista.
Par condicio
Circostanza, tuttavia, che, ancora una volta, violerebbe la par condicio tra gli aventi diritto, cioè gli altri operatori di rete (i consorzi radiofonici nazionali e locali), con inevitabili ricorsi.
Indaghiamo
Vedremo nei prossimi giorni di cosa si tratta, con gli approfondimenti del caso.
Per la lettura completa è possibile consultare il link: www.newslinet.com/dab-la-rai-chiede-frequenze-aggiuntive-per-la-radio-digitale-via-etere-al-mimit-che-domanda-parere-ad-agcom-ma-quali-sono-queste-risorse