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DTT. Riformulazione Linee guida bandi FSMA locali non va. Pericolosissima per i 3/4 dei fornitori esistenti che non troveranno spazio sui mux

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-riformulazione-linee-guida-bandi-fsma-locali-non-va-pericolosissima-per-i-3-4-dei-fornitori-esistenti-che-non-troveranno-spazio-sui-mux/

 

La sopravvivenza dei tre quarti dei fornitori di servizi di media audiovisivi locali parte dalle osservazioni alla riformulazione delle Linee guida per i bandi FSMA. Testo sottoposto a consultazione pubblica dal Ministero dello Sviluppo Economico (con termine al 14/02/2021).

 

Sub Agcm

La questione, peraltro, è già finita sul tavolo dell’Antitrust. L’Agcm, infatti, verificherà la fondatezza di un esposto presentato in questi giorni, nel quale si denuncia il rischio di una grave limitazione della concorrenza in ambito televisivo locale.

 

Ma perché la revisione delle Linee guida non è condivisibile?

Ne parliamo con l’avv. Stefano Cionini partner di MCL Avvocati Associati, law firm che cura in esclusiva l’Area Affari Legali di Consultmedia. Struttura di competenze a più livelli che, per conto della propria clientela, sta predisponendo una serie di osservazioni alle citate Linee guida.

 

Il nodo del paragrafo 6

Il principale nodo riguarda il paragrafo 6. Che recita: Secondo quanto stabilito dal PNAF, la capacità trasmissiva necessaria per la trasmissione di un marchio è stimata in un bit rate di circa 2,5-3 Mbit/s per un programma in alta definizione (HD) e di circa 1 Mbit/s per un programma in definizione standard (SD)”.

 

No a paletti trasmissivi

“Alla luce delle esperienze condotte dal 2010 ad oggi, non sembra opportuna la definizione rigida di tagli di capacità trasmissiva. Parliamo di affermazioni dichiarative come: “circa 1 Mbit per un programma SD” e “circa 2,5-3 Mbit/s per un programma HD”. Già oggi, infatti, esistono FSMA che, per esempio, impiegano tagli da 1 MB o meno in H264 ottimizzati attraverso varie soluzioni tecniche“, spiega l’avvocato Cionini.

 

Rischio strumentalizzazione per limitare l’accesso alla concorrenza da parte dei superplayer locali

“E’ poi consigliabile ridurre la soglia di richiesta superiore (2,5 Mbit/S) per garantire la massima possibilità d’accesso a FSMA nel rispetto del pluralismo. E’ del resto improbabile che un FSMA locale possa ambire a veicolare contenuti HD in senso pieno (cioè contenuti in high definition). Esiste pertanto il rischio che tale opportunità venga strumentalizzata per limitare l’accesso alla concorrenza. Chiaramente da parte di soggetti dotati di maggiori risorse economiche che si saranno meglio posizionati nelle graduatorie, continua l’avvocato.

 

Il nodo H264/mpeg4

“D’altro canto, è evidente che tale opportunità verrà sfruttata dai più non già per trasmettere in HD, ma per veicolare contenuti SD in mpeg4/H264. Orbene, in quest’ultima ipotesi, la citata esperienza insegna che già con 1,7 MB in H264 è possibile veicolare un contenuto in formato H264 con qualità ottimale“, sottolinea il legale. Che aggiunge: “Non sarebbe, perlatro, peregrina la richiesta di un aggiornamento ad Agcom, anche sulla scorta del notevole tempo trascorso dall’iniziale determinazione“.

 

Ratio del PNAF Agcom alterata

“La formulazione adottata, inoltre, non sembra essere in linea con la ratio del PNAF che aveva in animo di preservare la massima quota possibile del panorama editoriale televisivo locale esistente – continua il rainmaker di MCL Avvocati Associati -.

Circostanza che emergeva chiaramente dalla previgente formulazione del paragrafo 6 delle Linee Guida. In esse era precisato che l’impiego di sistemi trasmissivi DVB-T2 HEVC avrebbe consentito il trasporto di circa 40 marchi in SD (intesa come standard definition) o circa 15 in HD (intesa come high definition) sulle reti locali di 1° livello.

 

Per evitare barriere all’ingresso di FSMA dotati di minore potenzialità economica (ma non per questo contenutistica), dovrebbe essere dato prima spazio al soddisfacimento delle richieste SD e solo successivamente a quelle HD

“La presenza della precisazione di formato HEVC (H265) nella previgente versione delle Linee guida impediva la strumentalizzazione descritta attraverso l’impiego del formato H264 (definito, impropriamente, anche HD). In conclusione, per evitare barriere all’ingresso di FSMA dotati di minore potenzialità economica (ma non per questo contenutistica), dovrebbe essere dato prima spazio al soddisfacimento delle richieste SD e solo successivamente a quelle HD”, rimarca l’avv. Cionini.

 

Riverberazione sul paragrafo 26

“Le criticità della riformulazione delle Linee guida si riverberano chiaramente anche sul paragrafo 26. Quest’ultimo è foriero di una limitazione dell’accesso alla capacità trasmissiva attraverso la predeterminazione di “tagli” di banda incoerenti con le necessità concrete. Anche alla luce dell’evoluzione tecnologica intervenuta a seguito dell’adozione del PNAF Agcom“, conclude l’avv. Cionini.

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