Nuovi aggiornamenti ministeriali: pubblicati la Delibera Agcom n. 457/19/CONS e il calendario degli spegnimenti delle frequenze nell’Area ristretta 1 durante il periodo transitorio

La fine del mese di Novembre 2019 ha riservato ulteriori novità sul fronte della liberazione delle frequenze UHF 50, 51, 52 e 53.

 

L’Agcom, infatti, ha pubblicato la Delibera n. 457/19 che si ricollega alla Delibera n. 398/19 con la quale era iniziata la procedura della cessione della banda da parte del mux Rai 1 a favore degli operatori di rete locali titolari di diritto d’uso che dovranno spegnere in anticipo le frequenze UHF 51 e 53 (Per ulteriori approfondimenti consultare il seguente articolo).

 

Nella Delibera n. 457/19 viene affrontata da diversi punti di vista la questione delle tariffe. Secondo un’Associazione dev’essere stabilito, in tutte le aree regionali coinvolte in questa procedura, un prezzo annuo per programma (prendendo in considerazione un bit rate di 2,5 Mbit/s, con codifica MPEG-2 e definizione standard) pari a quello previsto in Lombardia (prezzo annuo di 2,5 Mbit/s pari a 0,006€ per abitante). Inoltre, il prezzo dovrebbe compredere il costo di trasporto del segnale dalla sede dell’emittente locale alla sede Rai dove viene creato il multiplex regionale.

 

Invece, un rispondente ha affermato che le condizioni economiche per l’affitto della banda da parte del mux Rai 1 devono riguardare solo il costo sostenuto per lo specifico servizio di diffusione dei contenuti locali e non possono quindi comprendere altre voci come i costi di consegna del segnale al multiplex Rai, che rimarrebbero quindi a carico dell’emittente locale.

 

Un altro soggetto ha proposto un’ipotesi alternativa di ripartizione su base regionale di parametri relativi alla configurazione della rete dei costi complessivi annuali, sostenuti dalla Rai nel 2019, per il servizio di distribuzione, diffusione e manutenzione “chiavi in mano” del multiplex regionale svolto da Rai Way S.p.A. Quest’ipotesi comporterebbe un incremento dei prezzi definiti dall’Autorità in proporzione ai maggiori costi sostenuti dalla Rai.

 

Un’altra Associazione ha ritenuto i prezzi definiti dall’Autorità complessivamente sostenibili ed in linea con i valori di mercato, tranne per le regioni scarsamente abitate (come Liguria, Calabria e Basilicata), dove i titolari dei diritti d’uso delle frequenze UHF 51 e 53 oggetto di rilascio anticipato rischierebbero di pagare un prezzo fino a 6 volte superiore rispetto a quello delle regioni più popolose.

 

Questo tipo di tariffazione, nonostante favorisca l’operatore di rete (trattandosi di regioni dove le reti presentano costi di gestione più elevati dovuti ad un numero maggiore di impianti e un minor numero di abitanti serviti), secondo l’Associazione crea un problema in relazione al costo che l’emittente dovrà sostenere per l’affitto della banda e alla cifra ottenuta per lo spegnimento della propria frequenza (l’indennizzo viene calcolato solo sul numero degli abitanti e non sul numero degli impianti attualmente gestiti).

 

Proprio il criterio stabilito per gli indennizzi è stato discusso da un partecipante alla consultazione che ha sottolineato come, rispetto al criterio adottato dall’Autorità (basato sulle caratteristiche tecnico/economiche della rete di diffusione), questo aspetto non consideri le spese sostenute per l’utilizzo corretto della frequenza assegnata, soprattutto in regioni come la Liguria che presenta un’orografia difficile e una scarsa densità demografica. Secondo questo soggetto bisogna considerare la presenza di regioni etichettate come vere e proprie “aree a fallimento di mercato” (a causa dell’elevato rapporto tra impianti necessari e abitanti) e perciò sarebbe necessario applicare dei criteri uniformi per evitare di avvantaggiare solo alcuni operatori.

 

Per le modalità di cessione della banda da parte del mux Rai 1, secondo un’Associazione, nel momento in cui verranno disattivate le frequenze UHF 51 e 53, le trasmissioni televisive continueranno con la codifica MPEG-2, a meno che non ci sia qualche attivazione anticipata in MPEG-4, la cui data attualmente non è prevedibile. Per questo motivo, nel periodo transitorio, la Rai dovrà concedere, ad ognuno degli operatori che spegneranno le suddette frequenze, una quota di capacità trasmissiva per la diffusione di almeno un programma in definizione standard, pari ad almeno 2,5 Mbit/s, con utilizzo esclusivo della codifica MPEG-2. Inoltre, la stessa Associazione richede garanzie tecnico-operative per il prosieguo delle trasmissioni di tutte le emittenti attualmente ospiti nei multiplex attivi sulle frequenze UHF 51 e 53 oggetto di spegnimento anticipato.

 

Un’altra Associazione ha affermato che, per non danneggiare l’offerta di servizio pubblico veicolata tramite la rete a decomponibilità regionale, l’Autorità dovrebbe stabilire la quota massima di capacità trasmissiva che la Rai deve mettere a disposizione dell’emittenza locale. Secondo un soggetto, infatti, a causa della limitata disponibilità di capacità trasmissiva sul multiplex regionale (che veicola, oltre l’informazione regionale e l’ulteriore programmazione di Rai 3, anche le trasmissioni di Rai 1, Rai 2 e Rai News 24), questa quota dev’essere regolata in modo da consentire la trasmissione della programmazione di servizio pubblico con un bit-rate corrispondente quanto meno alla soglia minima di qualità tecnica prevista dal Contratto di servizio, per non violare gli obblighi (al riguardo sarebbe disponibile una quota massima pari a 2 Mbit/s, ottenuta attraverso una compressione della capacità trasmissiva dedicata alla programmazione regionale). In caso contrario, l’Autorità dovrebbe stabilire specifici criteri tecnici per tutelare la qualità delle trasmissioni del servizio pubblico. 

 

In caso di domanda di capacità trasmissiva superiore a detti criteri, l’Autorità e il Ministero dovrebbero trovare soluzioni alternative per tutelare il servizio pubblico. Qualsiasi ulteriore riduzione di qualità degli altri programmi nazionali (oltre alla versione locale di Rai 3) veicolati nel mux Rai 1 dovrebbe essere autorizzata dal Ministero attraverso una modifica, seppur temporanea, al Contratto di servizio.

 

Un rispondente ha sottolineato che la norma non presenta obblighi in virtù della codifica di diffusione dell’emittente locale nel mux Rai e dunque a scegliere dev’essere l’operatore di rete, considerando anche l’opportunità di prevedere, nella delibera finale, l’utilizzo della più performante codifica MPEG-4.

 

Un partecipante alla consultazione ha evidenziato che, nel caso in cui non ci fosse la possibilità di trasmettere più programmi nel multiplex a decomponibilità regionale, gli operatori legittimamente titolari delle frequenze UHF 51 e 53 UHF che attualmente ospitano contenuti appartenenti a soggetti terzi, subirebbero un grave danno materiale, in quanto si ritroverebbero ad interrompere gli impegni contrattuali.

 

Il Mise, invece ha pubblicato la seguente determina con la quale ha stabilito il calendario dello spegnimento delle frequenze UHF 50, 51, 52 e 53. Si parte dall’Area ristretta 1 che corrisponde alle province di Oristano, Sassari, Imperia, Savona, Genova, La Spezia, Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto, Viterbo, Roma e Latina. Ad anticipare la liberazione saranno prima gli operatori nazionali posizionati sulle frequenze UHF 50 e 52 e poi anche quelli locali delle frequenze UHF 51 e 53.

 

La disattivazione obbligatoria dei canali UHF 50 e 52 sarà eseguita:

dal 13 al 30 Gennaio 2020 nelle province di Oristano, Sassari;

dal 3 Febbraio all’8 Maggio 2020 in tutta la Liguria;

dal 20 Aprile al 30 Maggio 2020 nelle province di Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto.

 

Molto importante. invece, sarà l’arco di tempo che va dal 4 al 30 Maggio 2020, in quanto verranno spente le frequenze UHF 51 e 53 nell’Area ristretta 1, ci sarà una disattivazione unica dei 4 canali UHF nelle province di Roma, Latina Viterbo e per finire anche la dismissione degli eventuali mux locali rottamati spontaneamente nelle rimanenti Regioni, compresa la Sicilia, + Sardegna meridionale, province di Cagliari, Nuoro, Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, Frosinone e Rieti.

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