Spento definitivamente il mux Rete A2

Il 9 Gennaio 2022 è stato disattivato definitivamente il mux nazionale Rete A2 che trasmetteva in Sicilia sulla frequenza UHF 42.

Questa è stata l’ultima composizione:

Ad eccezione di MONDO CALCIO (LCN 152) che trasmetteva TOP CALCIO 24, tutti gli altri canali avevano inserito la dicitura Provvisorio e tolto la numerazione automatica.

 

TOP CALCIO 24 non è più visibile a livello nazionale sul digitale terrestre, mentre Juwelo e ORLER TV hanno traslocato nel mux Timb 1 (UHF 47).

 

Il resto dei canali si sono spostati nel mux Timb 2 (UHF 55).

Sulla nuova frequenza le emittenti ILIKE.TV (LCN 230), CANALE 232 (LCN 232) e CANALE 237 (LCN 237) ripetono rispettivamente CANALE 162, CANALE 163 e INLINEA TV, mentre SoloCalcio (LCN 61), CANALE 235 (LCN 235) CANALE 268 (LCN 268) restano visibili solo in HbbTV attraverso Smart TV / decoder compatibili con questa modalità.

 

 

 

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Emittenti locali a rischio: “Rea” disposta a ricorrere al giudizio di 100 procure italiane

Il tema delle radio e televisioni, è stato quasi sempre al centro di numerosi dibattiti, tra diritti, fondi governativi e regolamenti. Per ultimo quello che riguarda il D.P.R. 146/17, con cui si stabiliscono i nuovi criteri di accesso ai contributi per le radio e le televisioni locali ai fini dello sviluppo del pluralismo informativo. Però, da come è stato concepito il riparto del fondo, non sembra che sia proprio così. Infatti il 80,75% del fondo statale viene assegnato solo a cento televisioni presenti nella graduatoria di quel DPR 146/17 lasciando a bocca asciutta le rimanenti 450 televisioni medio piccole. Non solo, c’è anche il capitolo sul celebre digitale terrestre del T2. Infatti, dal 1 gennaio 2023, salvo ulteriori proroghe, lo standard di trasmissione digitale passerà da DVB-T1 a DVB-T2.

Se nel 2009 ci fu il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, ora ha inizio la rivoluzione del video HD ( Alta Definizione) e del 5G che ha sottratto 12 frequenze della banda 700 UHF (canali dal 49 al 60) agli operatori di rete televisivi per assegnarle ai telefonici. Un grosso affare per lo Stato che tra la cessione della banda 800 più la 700 ha ricavato ben 5 miliardi di euro a discapito delle tv locali costrette a stringersi in una sola frequenza con codifica MEG-4 (detta anche H264) che può contenere al massimo 24 programmi regionali in SD (Standard Definition) rispetto ai previsti 40 e più della codifica HEVC prevista per legge, ma platealmente elusa (detta anche H265). Dunque, il numero delle emittenti che entrano nel T2 è questione di impiego delle diverse codifiche utilizzate e dello standard SD o HD (Alta Definizione). Nella fase di transizione il Mise, contrariamente e ciò che stabilisce la legge e la delibera 39/CONS/19 dell’Autorità per le Garanzie nella Comunicazioni (AGCOM), ha imposto l’utilizzo della codifica MPEG-4 anziché la HEVC penalizzando molte emittenti storiche che, per mancanza di spazio trasmissivo, probabilmente non le vedremo più.

Infatti, in molte regioni della penisola, in cui operano più di ventiquattro emittenti, si prevede la chiusura certa del 50% di esse per via di un percorso di transizione T1-T2 non sincronizzato ai sensi dell’uso efficiente delle frequenze previsto dal Codice delle comunicazioni.

Ma non è tutto. Le emittenti sopravvissute ai bandi di ammissione al T2 saranno a forte rischio di oscuramento allo stesso modo dei milioni di televisori di casa e dei luoghi pubblici (alberghi, bar, ristoranti, circoli, ospedali, uffici pubblici e privati in genere)

Oltre all’emittenza c’è anche l’utenza.

Si può affermare che con tutta questa manovra saranno principalmente penalizzate l’utenza e le emittenti locali. Pochi sanno che, per mancanza di una tabella di marcia sincronizzata, per il passaggio alla TV del T2 ben 25-40 milioni di televisori saranno oscurati senza saperlo. La beffa di tutto ciò è di dover forzosamente mettere mani alla tasca per l’acquisto di diversi decoder o nuovi smart tv per sostituirli con quelli non più idonei che teniamo in casa e negli luoghi di lavoro. L’altra novità, del tutto inedita, e che una volta acceso il televisore noterete l’assenza di moltissimi canali a voi cari perché soppressi dal Mise o scompaginati da AGCOM a causa della nuova pianificazione della numerazione del telecomando valevole sole per le locali in quanto le nazionali avranno il privilegio di rimane al loro posto. Tutto questo trambusto è davvero roba da “MISTERO dello Sviluppo Economico italiano – ha dichiarato Antonio Diomede, Presidente di REA (Radiotelevisioni Europee Associate una tra le più rappresentativa associazione delle emittenti locali medio piccole).

La REA, – continua Diomede – per salvare capre e cavoli, cioè garantire la continuità del servizio all’utenza e il diritto insopprimibile delle emittenti ad esistere senza avere paura di essere cancellate dal Mise, propose il simulcat, ovvero il contemporaneo uso dei due i sistemi del T1/MPEG-4 e del T2/HEVC.

Per facilitare l’operazione, con un atto di giustizia sociale dello Stato, sarebbe stato giusto ed utile regalare i 25-40 milioni di decoder necessari dall’utenza domestica per non essere oscurata. Il costo dell’operazione è valutato mediamente 250 milioni di euro ripartiti, proporzionalmente al volume della pubblicità e canone delle Reti nazionali”. Antonio Diomede (presidente della REA) ricorda che “ cinque sono i miliardi di euro di entrate di RAI e Mediaset, di cui circa 3,3 da pubblicità e 1,7 da canone in bolletta. Ma la considerazione parte anche dal fatto che i maggiori vantaggi della rivoluzione tecnologica sono andati alle due grandi Reti nazionali per il privilegio avuto col passaggio al T2 nel disporre gratuitamente di maggiore capacità trasmissiva, di conservare le stesse numerazioni sul telecomando senza tener conto che percepiscono il 95% delle risorse pubblicitarie del comparto radiotelevisivo nazionale”

Dal lato assegnazione delle frequenze, Diomede sostiene che “nel periodo di transizione del simulcast, come REA, avevamo proposto al Mise di utilizzare almeno due frequenze di primo livello in ciascun ambito territoriale in modo da soddisfare la momentanea inderogabile.

Necessità di non far cessare l’attività a 450 imprese televisive, sia per diritto costituzionale, sia per salvaguardare più di 3000 posti di lavoro di cui 700 giornalisti

Il progetto della “lobby della comunicazione” è andato avanti Antonio Diomede, racconta del “perché il Mise si ostina a non seguire le legittime ragioni degli utenti e delle emittenti locali benché ampiamente dimostrate? Presto detto e documentato. C’è un progetto che parte dal 2008 quando la lobby del comparto radiotelevisivo italiano, da anni presente nel settore, decise di lanciare nelle sedi della burocrazia istituzionale e nei vari governi la proposta di adeguare le televisioni locali alle esigenze del mercato della pubblicità secondo gli indici di ascolto della società privata Auditel la cui compagine societaria è notoriamente in conflitto d’interessi con le locali. Fu pubblicata la tesi secondo la quale l’Italia non poteva contenere più di una trentina di televisioni locali di qualità iscritte ai dati Auditel per non disperdere, a livello locale, le risorse pubblicitarie disponibili tra le 650 imprese in competizione. Vi è dell’inverosimile quando, anche nelle leggi dello Stato come il famigerato D.P.R. 146/17, si afferma che la qualità della programmazione si identifica con il dato di ascolto di Auditel cioè da una società i cui dati non sono certificati da nessun ente e che, ai sensi della legge 249/97, dovrebbero essere curati dall’Autorità per le Garanzie nella Comunicazioni (AGCOM)”

“La parola mercato però, essendo le emittenti prevalentemente informative, dunque testate giornalistiche come prescrive la legge sulla stampa e la Mammì, a noi editori e giornalisti suona male, perché il giornalismo è un’attività del libero pensiero previsto dall’articolo 21 della Costituzione che non può essere agganciato a qualsivoglia esigenza di mercato. La lobby invece ragiona in termini diversi. Parla di ricavi e di dignità d’impresa se non fatturi qualche milione di euro dimenticando che fare “informazione” é cosa diversa dal produrre un bene qualsiasi la cui logica, giustamente, non può che essere quella del profitto derivante dal mercato. Purtroppo l’impostazione dei lobbisti trovò terreno fertile anche presso la politica e di qui partirono una serie di norme e provvedimenti legislativi irrispettosi delle libertà costituzionali del cittadino e delle imprese editoriali come il diritto d’informare ed essere informati (art. 21 della Costituzione) e l’importantissima norma sulla libertà d’impresa (art. 41 della Costituzione) rivendicata dalle emittenti locali costrette a chiudere e licenziare dipendenti per i pasticci commessi dal Mise sulla transizione alla televisione digitale del T2”

Si avvicina il 5G

bisogna consegnare le frequenze ai telefonici Diomede prosegue “Al Mise c’era molta preoccupazione per il rispetto delle scadenze contrattuali stabilite con i telefonici. Gli adempimenti di legge sono innumerevoli. Si passa dalle consultazioni di legge relative alla pianificazione delle frequenze, all’attuazione del Regolamento per l’assegnazione della capacità trasmissiva e alla pianificazione della numerazione dei canali sul telecomando. Ma ciò che maggiormente preoccupa i burocrati del Mise sono gli inevitabili ricorsi che le emittenti avrebbero giustamente presentato alla magistratura amministrativa del TAR a seguito del forzoso rilascio (esproprio) delle frequenze nel tentativo di allungarne sine die la consegna. L’altra e più importante preoccupazione del Mise, come già accennato, è il venir meno alla tesi della lobby, secondo la quale bisognava ridurre drasticamente il numero delle emittenti a 30, 40, 50 massimo 100 soggetti, a loro dire, come già detto, per esigenze di mercato”

E’ sempre Diomede che parla. “La soluzione ai due complicati problemi fu assegnata al direttore generale del Mise Antonio Lirosi noto esperto in diritto amministrativo già Segretario Generale del Mise proveniente dal privato per ristrutturare le Direzioni del ministero.

Antonio Lirosi, senza andare troppo per il sottile, trascurando i fondamentali diritti ventennali d’impresa acquisiti dalle emittenti con le autorizzazioni ministeriali e tagliando corto sugli articoli 21 e 41 della Costituzione, oramai non più doviziosamente tutelati dal Quirinale come una volta, dettò al Governo del cambiamento 5Stelle le seguenti soluzioni.

Quanto alle problematiche relative al rilascio delle frequenze ai telefonici e al passaggio alla televisione del T2, suggerì di convertire in legge tutte le norme amministrative relative alle frequenze in modo che nessuno potesse reclamare se non alla Corte Costituzionale.

Il colpo mortale giunse il 10 novembre 2017

Le conclusioni di Diomede “Il Colpo avvenne con la pubblicazione in gazzetta ufficiale del D.P.R. (Decreto Presidente della Repubblica) n. 146 progettato e congeniato, per la gioia della lobby, in modo tale da assegnare l’80.75% del fondo del pluralismo informativo di circa 100 milioni di euro alle prime cento emittenti in graduatoria di un farraginoso bando i cui requisiti sembrano stati fatti su misura di alcuni gruppi editoriali. Visionando i bilanci di alcuni gruppi, depositati presso le camere di commercio, è palesemente emersa la violazione delle norme sulla concorrenza per gli aiuti di Stato erogati a un ristrettissimo numero di emittenti circa 670 milioni di euro dal 2016 al 2021. A questo punto, il 22 ottobre 2021, si è deciso, a campione, di sottoporre al giudizio dell’Antitrust e Agcom il bilancio 2020 di Telelombardia del Gruppo Mediapason dal quale si evince che su circa 12 milioni di ricavi, circa 4 milioni di euro sono entrate da pubblicità, 7.616.865 milioni di euro, pari al circa il 73% delle entrate, sono i contributi statali ricevuti grazie al DPR 146/17 utilizzati per consolidarsi agevolmente sul territorio battendo la concorrenza nella attuale partecipazione ai bandi della capacità trasmissiva e di quant’altro.

Nell’esposto REA, curato dallo Studio Legale Parenti di Roma, al quale hanno aderito ad adiuvandum le emittenti maggiormente danneggiate, si legge “… in altre parole da una parte, si è voluto drasticamente comprimere il pluralismo dell’informazione attraverso un meditato piano di accentramento delle risorse frequenziali e, dal lato economico, mediante il netto taglio dei contributi alla media e piccola editoria radiotelevisiva, la quale, per non fallire, spesso ricorre alla rottamazione o alla vendita di frequenze, canali e numerazioni ai propri concorrenti nel frattempo ben consolidati nelle aree di diffusione e del relativo mercato della pubblicità grazie ai milionari contributi ricevuti di cui alla normativa vigente del DPR 146/17/”.

A tutt’oggi le Autorità non si sono fatte vive per chiarire l’esposto diffida della REA. Nel caso di ulteriore persistente silenzio, a breve, la REA rivolgerà il quesito alle 100 Procure d’Italia per fare definitiva chiarezza sulle responsabilità di tale inconcepibile modo di gestire un bene pubblico come le frequenze e per tutelare le emittenti locali nell’interesse generale dei cittadini e dello Stato.

DTT. Pubblicata nuova graduatoria FSMA idonei AT17 (Sicilia) e utilmente collocati AT11 (Marche), AT15 (Puglia e Basilicata), AT16 (Calabria)

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-pubblicata-nuova-graduatoria-fsma-idonei-at17-sicilia-e-utilmente-collocati-at11-marche-at15-puglia-e-basilicata-at16-calabria/

 

Tornata intensa di pubblicazione in data odierna da parte del Ministero dello Sviluppo Economico relativamente alle graduatorie FSMA nell’ambito del processo di refarming tv. Nel merito, sono state pubblicate la nuova graduatoria dei fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) idonei nella AT17 (Sicilia) e quelle dei soggetti utilmente collocati nelle AT11 (Marche), AT15 (Puglia e Basilicata), AT16 (Calabria).

 

Graduatorie aggiornate

Dopo la seduta odierna relativa alla AT11 (Marche), di cui NL ha dato conto tempestivamente, il Mise ha aggiornato le graduatorie a seguito delle sedute pubbliche condotte nei giorni scorsi. Pubblichiamo quindi tutte le novelle per una agevole consultazione.

 

Sicilia (AT17)

Qui è possibile leggere la nuova graduatoria FSMA AT17 Sicilia, adottata in conseguenza della Determina dirigenziale 19 gennaio 2022 FSMA AT17

 

Calabria (AT16)

Qui invece si può consultare la graduatoria in esito della seduta pubblica per la AT16 Calabria, recante l’elenco dei soggetti collocati in posizione utile per l’accesso alla fase della negoziazione in forza dellDetermina dirigenziale del 19 gennaio 2022.

 

Puglia e Basilicata (AT15)

Qui è consultabile la graduatoria in esito alla seduta pubblica per la AT15 Puglia e Basilicata, rappresentativa della graduatoria dei soggetti collocati in posizione utile per l’accesso alla fase della negoziazione in conseguenza della Determina dirigenziale del 19 gennaio 2022.

 

Marche (AT11)

Qui è leggibile la graduatoria esito seduta pubblica per l’AT11 Marche, recante la graduatoria dei soggetti collocati in posizione utile per l’accesso alla fase della negoziazione per l’area tecnica in conseguenza della Determina dirigenziale del 19 gennaio 2022.

 

Le prossime sedute pubbliche

Ora è attesa (per domani 20/01/2022) la seduta pubblica della AT13 (Abruzzo e Molise) e venerdì (21/01/2021) quella dell’AT17 (Sicilia).

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Tv. Entro 10 anni le televendite solo su Wikipedia. Al loro posto il live streaming commerce. Che in Cina nel 2021 è già valso 115 miliardi

Fonte: https://www.newslinet.com/tv-entro-10-anni-le-televendite-solo-su-wikipedia-al-loro-posto-il-live-streaming-commerce-che-in-cina-nel-2021-e-gia-valso-115-miliardi/

 

Se vi ponete la domanda “Chi guarderà mai una diretta streaming commerciale (live streaming commerce)?”, chiedetevi piuttosto come è possibile che da quarant’anni milioni di utenti continuino (anche se sempre meno) a seguire le televendite.
La novità, che fa il paio con la tendenza alla sostituzione degli spot radio con gli annunci di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, si presenta come destabilizzante per l’adv tv. E non solo.

 

QVC Italia sperimenta il live streaming commerce

Ora il live streaming commerce è arrivato anche da noi, attraverso il colosso QVC Italia (espressione locale del canale televisivo statunitense fondato nel 1986 da Joseph Segel su 3 principi: Quality, Value, Convenience, di cui la sigla QVC è acronimo), che l’ha lanciato con l’app likeQ.

 

Piatto ricco, mi ci ficco

Il piatto del resto è molto ricco: nel mercato dove il modello è nato e si è consolidato negli ultimi sei anni, quello asiatico, il live streaming commerce nel 2021 è valso 115 miliardi di euro. Rappresentando ben oltre un terzo di tutti gli acquisti via social media (esattamente il 37,4%).

 

61% delle transazioni social nel 2023

E che, nel 2023, si stima raggiungerà quasi il 61% delle transazioni social (per 245,4 miliardi di euro).

 

Collazione di metodologie

Come è possibile che il live streaming commerce abbia così tanto successo?
Probabilmente perché si tratta di una abile collazione di metodologie ampiamente consolidate sul web.

 

Influencer in luogo di teleimbonitori

A partire dall’impiego di influencer in luogo dei televenditori, passando per il modello dei tutorial, che illustrano le modalità di utilizzo (e quindi le peculiarità) di un prodotto, per arrivare alla possibilità di interagire (veramente, non in forma simulata come quasi sempre accade con le televendite) con i promotori del bene posto in vendita (ponendo like, dislike, domande ed effettuando condivisioni e recensioni).

 

Rischi di azzeramento del magazzino

La potenza del live streaming commerce, se correttamente utilizzato (a partire dalla piattaforma che lo ospita, che deve garantire la sostenibilità degli accessi e dalla disponibilità di somministrazione on demand, con la formula catch-up), si misura con i rischi che comporta. Come quello di svuotare in breve il magazzino mettendo in difficoltà le vendite attraverso altri canali (retail fisico in primis).

 

La lezione di Netflix

In prima posizione sul nuovo business ci sono Tik Tok e Amazon, ma è probabile che questa volta i broadcaster non commettano l’errore di sottovalutare la novità, come avevano fatto con lo streaming video on demand consentendo a Netflix di diventare un gigante in maniera del tutto indisturbata. Oppure con lo streaming audio on demand, che, con la stessa indifferenza dei player radiofonici, ha reso Spotify il più grande concorrente della Radio.

 

Televendita su Wikipedia

Intervenendo nella prospettiva che entro 10 anni le televendite saranno un metodo di vendita archiviato su Wikipedia come un modello primordiale di live streaming commerce.

 

Il commerce live streamer ideale

Ma, spiegano gli esperti, “non tutti possono fare live streaming commerce con successo”. Secondo uno studio del Journal of marketing, il presentatore ideale deve essere un “carismatico personaggio (un influencer, ndr) in grado di dissimulare le emozioni durante la presentazione del prodotto, mantenendo una credibile equidistanza, bannando gli estremi partendo dalla espressione. Senza ridere, ma anche senza apparire triste”. Come il conduttore del telegiornale, insomma.

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Passaggio alla codifica MPEG-4

Fonte: https://nuovatvdigitale.mise.gov.it/passaggio-al-mpeg4/

 

Con il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 dicembre 2021 è stata fissata per l’8 marzo 2022 l’attivazione in tutta Italia della codifica MPEG-4 per la trasmissione di tutti i programmi delle emittenti televisive nazionali.

Tuttavia, al fine di agevolare il passaggio di un’ampia parte della popolazione verso il più avanzato standard di codifica, le emittenti trasmetteranno i loro canali contemporaneamente sia con la “vecchia” codifica MPEG-2 che con la nuova codifica MPEG-4 (trasmissione in simulcast) ad eccezione dei TG regionali RAI che verranno diffusi esclusivamente con il codec MPEG-4.

I canali che verranno trasmessi in MPEG-4 e visibili in alta qualità saranno posizionati tra il numero 1 e 9 e al numero 20 del telecomando.

 

Ad esempio, il canale Rai 1 HD, attualmente visibile al numero 501, verrà spostato al numero 1 mentre la versione in qualità standard (SD) verrà posizionata al numero 501.

 

La completa dismissione della codifica MPEG-2 dovrà comunque avvenire entro il 31 dicembre 2022, data oltre la quale i canali verranno trasmessi soltanto con la nuova codifica.

 

A tal proposito, si ricorda che già dal 20 ottobre 2021, Rai e Mediaset hanno avviato su tutto il territorio nazionale la sola trasmissione con il nuovo sistema di codifica MPEG-4 dei seguenti canali tematici:

Programmi RAI

  • Rai 4 – Posizione di telecomando (LCN) 21
  • Rai 5 – Posizione di telecomando (LCN) 23
  • Rai Movie – Posizione di telecomando (LCN) 24
  • Rai Yoyo – Posizione di telecomando (LCN) 43
  • Rai Sport+ HD – Posizione di telecomando (LCN) 57
  • Rai Storia – Posizione di telecomando (LCN) 54
  • Rai Gulp – Posizione di telecomando (LCN) 42
  • Rai Premium – Posizione di telecomando (LCN) 25
  • Rai Scuola – Posizione di telecomando (LCN) 146

 

Un iter diverso è previsto invece per il passaggio alla codifica MPEG-4 del canale Rai News 24 che seguirà un calendario specifico per aree geografiche. Il passaggio è iniziato il 3 gennaio u.s. e proseguirà regione per regione, in coincidenza con il calendario di attivazione delle nuove frequenze stabilito dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Nel dettaglio:

• Dal 3 gennaio 2022 in Valle D’Aosta
• Dal 4 gennaio in Sardegna
• Dal 10 gennaio in Piemonte
• Dal 20 gennaio in Lombardia
• Dal 10 febbraio in Trentino-Alto Adige
• Dal 24 febbraio in Veneto
• Dal 1° marzo in Friuli Venezia Giulia
• Dal 2 marzo in Emilia-Romagna

 

Programmi MEDIASET:

  • TGCOM24 – Posizione di telecomando (LCN): 51
  • Mediaset Italia 2 – Posizione di telecomando (LCN): 66
  • Boing Plus – Posizione di telecomando (LCN): 45
  • Radio 105 – Posizione di telecomando (LCN): 157
  • R101 TV – Posizione di telecomando (LCN): 167
  • Virgin Radio TV – Posizione di telecomando (LCN): 257

 

Tutti i canali che sono trasmessi con la nuova codifica MPEG-4 possono essere visualizzati correttamente solo da televisori e decoder in grado di supportare l’HD (alta definizione). Tutti coloro che già oggi visualizzano i canali in alta definizione (come Rai 1 HD, Rai 2 HD, Canale 5 HD, ecc.), non avranno bisogno di sostituire il proprio apparato in questa fase di transizione.

Infine, per visualizzare correttamente questi programmi è necessario effettuare la risintonizzazione del proprio televisore o decoder al momento del passaggio alla nuova tecnologia trasmissiva.

 

TV locali: modalità di passaggio alla codifica MPEG-4

Il passaggio al codec MPEG-4 dei canali delle TV locali avverrà per aree geografiche in contemporanea con il calendario stabilito dal decreto Road Map per le operazioni di attivazione delle nuove frequenze previste per ognuna delle medesime aree.

Nelle aree geografiche in cui il processo di refarming si è già concluso (come la Sardegna) e nelle aree in cui la riorganizzazione delle frequenze avverrà entro la data dell’8 marzo 2022, le emittenti locali dovranno procedere alla dismissione della codifica MPEG-2 in favore della codifica MPEG-4 nella stessa data prevista per l’attivazione della codifica MPEG-4 da parte delle emittenti nazionali (8 marzo) al fine di far avvalere i cittadini degli effetti della risintonizzazione necessaria per agganciare le nuove frequenze dei canali diffusi a livello nazionale.

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