DTT. Le Regioni accorrono in extremis in soccorso delle emittenti locali vittime del refarming. Ma l’approccio è farraginoso e demagogico

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-le-regioni-accorrono-in-extremis-in-soccorso-delle-emittenti-locali-vittime-del-refarming-ma-lapproccio-e-farraginoso-e-demagogico/

 

Le regioni si muovono per tentare di sostenere le emittenti locali strangolate dal refarming. Ma in qualche caso lo fanno con poche e confuse idee. E sempre tardivamente.
Con una lettera accorata inviata il 16/02/2022 al ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, alla sottosegretaria Anna Ascani ed al dirigente della D.G.S.C.E.R.P. Div IV Giovanni Gagliano (peraltro RUP dei procedimenti per la definizione delle graduatorie FSMA e LCN nell’ambito del refarming della banda 700 MHz), il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha fatto propria la mozione a tutela delle emittenti locali di cui abbiamo dato conto ieri.

 

Mise blocchi firme contratti di banda entro domani

In sostanza, Aquaroli chiede un “intervento tempestivo affinché venga bloccato il procedimento di sottoscrizione forzosa dei contratti a cui le società assegnatarie delle frequenze televisive (…) vengono sottoposte con scadenza imminente (venerdì 18/02/2022) e di ridiscutere i termini economici dei nuovi contratti”.

 

Tardività

Iniziativa encomiabile, anche se ingiustificatamente tardiva, come quelle di altre regioni, che solo da qualche settimana paiono aver scoperto i nodi del refarming (su queste pagine discutiamo del problema da oltre un anno).

 

Insostenibilità

Ma, soprattutto, difficilmente sostenibile dal punto di vista giuridico, considerato che i listini dei network provider erano noti da tempo e i fornitori di servizi di media audiovisivi hanno liberamente negoziato la prenotazione della capacità trasmissiva con gli operatori di rete.

 

Il groppo alla gola spinge i costi sul groppo altrui

Non si comprende, pertanto, quale potrebbe essere il fondamento giuridico in base al quale un network provider, che ha elaborato un business plan posto a fondamento di una procedura competitiva che ha condotto all’attribuzione di un diritto d’uso, debba farsi carico, ex post, di una riduzione dei canoni di trasporto, pregiudicando la sostenibilità della propria attività. In definitiva, spostando l’insostenibilità economica da una parte all’altra.

 

Paragoni

Senza considerare che paragonare genericamente le nuove reti di 1° livello, con vincoli stringenti di copertura (> 90% della regione), con quelle eterogenee preesistenti (senza obblighi di illuminazione), si riduce ad un confronto tra mele e pere dal sapore demagogico.

 

Problema e soluzione

Piuttosto, il problema, che indubbiamente esiste ed esige una soluzione, andrebbe esaminato e risolto da una diversa prospettiva: non ponendo ad esclusivo carico del privato (operatore di rete) il gravame, ma compensandolo attraverso misure di sostegno di caratura regionale o (meglio e più equamente) nazionale.

 

Sostegno fino all’HEVC

Quantomeno nella fase di start-up e fino all’introduzione del formato HEVC, che consentirà di diminuire la capacità trasmissiva pro capite diminuendo conseguentemente i costi. Altrimenti, il tutto, si riduce a mero populismo. Di cui i fornitori di servizi di media audiovisi non hanno certo bisogno.

 

 

Marsala, è morta Rosa Basiricò. Era l’editrice di LaTr3

Marsala, è morta Rosa Basiricò.
Era l’editrice di LaTr3
Si è spenta ieri all’età di 68 anni Rosa Basiricò. Era l’editrice di LaTr3, l’emittente televisiva della famiglia Agate, proprietaria della Selmar. Proprio in queste ore l’azienda la ricorda come una “donna gentile, amorevole e premurosa”.
Lascia il marito, Pietro Agate, ed i figli Salvatore, Sergio e Cristina.
I funerali saranno celebrati Martedì 15 Febbraio 2022 presso la parrocchia Maria SS Ausiliatrice Salesiani di Marsala alle ore 10.00.
📺 (in tv un cartello commemorativo che vedete qui in alto) 📺
Alla famiglia Agate le condoglianze da parte del gruppo: DTVSICILIA.IT

DTT. I pdv sono una dogma?

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-i-pdv-sono-una-dogma/

 

Le prime avvisaglie che qualcosa non potrebbe funzionare a dovere nel refarming locale del digitale televisivo terrestre sono arrivate con l’avvio dello switch-off nelle aree tecniche 01 (Piemonte) e 03 (Lombardia e Piemonte orientale), col territorio piemontese che potrebbe vedere accentuata la sua storica condizione di colonia televisiva lombarda. D’altro canto, il fatto stesso che l’area tecnica 03 associ già nel nome una quota demograficamente e commercialmente rilevante del Piemonte (quello orientale, per l’appunto), la dice lunga sulla considerazione riservata a tale regione.

 

Patate poco dolci

Allo stato i problemi denunciati su queste pagine non sono ancora stati risolti e si attendono interventi decisivi da parte del Ministero dello sviluppo economico, sul cui tavolo è finita la patata bollente, che sta passando di mano in mano, accompagnata da crescenti malumori istituzionali regionali.

 

Coperte e coperture

Ma la questione piemontese è l’anticamera di un refarming che potrebbe diventare esplosivo col passaggio ad altre aree altamente critiche, come Veneto ed Emilia Romagna, dove la coperta troppo corta farà raffreddare molti piedi.

 

PDV

Le radici del problema sono profonde ed estese, ma in questo momento esse sono rappresentate da un acronimo di tre lettere: pdv, punti di verifica. I pdv, nelle definizioni Agcom, garantiscono la protezione delle assegnazioni delle frequenze pianificate attraverso la determinazione di soglie dei segnali in specifici punti del territorio.

 

Fragilità digitale

Secondo gli operatori, tuttavia, i pdv (quantomeno nazionali) fissati da Agcom sarebbero eccessivi e determinerebbero, nei fatti, segnali troppo fragili, difficilmente ricevibili dall’utenza senza interventi radicali sui sistemi di ricezione. In particolare, i centralini d’antenna – fuori da tanti altri problemi dei sistemi d’antenna (come i filtri, l’orientamento o l’obsolescenza) – tarati su intensità di segnali ben superiori a quelle delle nuove reti, in moltissimi casi sarebbero incapaci di assicurare la ricezione dei nuovi mux.

 

PDV: problemi di visione

Due regioni esposte particolarmente alle conseguenze di pdv ritenuti estremamente riduttivi sono il Veneto e l’Emilia Romagna, dove, col passaggio dai vecchi mux a quelli post refarming, vaste aree territoriali potrebbero essere a rischio oscuramento televisivo.

 

PDV: pressione di variazione

Così le emittenti locali venete (già falcidiate dall’assenza di reti di 2° livello di interesse sostanziale) sono scese in campo col supporto della Regione, puntando i piedi e chiedendo un intervento normativo che consenta (o imponga) ad Agcom di rivedere determinate restrizioni radioelettriche. Iniziativa sui cui positivi esiti abbiamo mostrato estrema perplessità.

 

PDV: pulpito di valutazione

Tuttavia, con un intervento a sorpresa, il commissario Agcom Antonello Giacomelli, pur scaricando la responsabilità dell’accadendo (o meglio dell’accadendo) su iniziative di tipo tecnico, politico e strategico di stampo governativo, ha dichiarato (pur a titolo personale) “disponibilità a trovare una soluzione”.

 

PDV: punti di vista

Come essa possa essere individuata senza generare un terremoto regolamentare è però tutto da verificare. Questione di pdv, punti di vista.

DTT. Basta illudersi: non ci saranno nuove reti di 2° livello e nemmeno revisioni imposte dei limiti di capacità trasmissiva pro capite

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-basta-illudersi-non-ci-saranno-nuove-reti-di-2-livello-e-nemmeno-revisioni-imposte-dei-limiti-di-capacita-trasmissiva-pro-capite/

 

In questi giorni si sta leggendo di prese di posizioni di politici locali, a riguardo degli effetti del refarming della banda 700 MHz, che assicurano appoggio alle tv locali escluse o limitate dalle graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi nelle varie aree tecniche italiane, di norma coincidenti con le regioni.
Ci spiace smorzare entusiasmi e speranze, ma gran parte di tali iniziative sono destinate a naufragare in quanto prive del necessario fondamento tecnico e/o giuridico.
Un elemento comunque accomuna tutte queste iniziative: la tardività. Ma la colpa non è degli attuali estensori di proposte difficilmente accoglibili, quanto delle emittenti stimolanti i loro interventi, che, quando era il momento giusto per farlo, si sono disinteressate al problema. Magari perchè confidavano di farcela, a discapito del concorrente.

 

La fiera delle soluzioni. E delle illusioni

Vediamo quali sono le soluzioni generalmente proposte. E perché non porteranno da nessuna parte.

 

Nuove reti di 2° livello: no

La più gettonata delle istanze dell’ultima ora è quella di ottenere l’assegnazione di nuovi reti di 2° livello. Facile a dirsi, oggi. Troppo impegnativo, evidentemente, a suo tempo, leggere norme e regolamenti.
Le frequenze assegnate all’Italia per il servizio di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale terrestre sono un numero finito, non alterabile a seguito di coordinamenti internazionali cogenti. Senza considerare che servirebbero nuovi bandi e procedure ad evidenza pubblica che comporterebbero almeno 6/12 mesi. Stop.

 

Estensione reti esistenti: nì

Al più si potrebbe immaginare di estendere la copertura delle reti esistenti, nel rispetto dei punti di verifica (PDV). Verso tale direzione NL ha negli ultimi due anni puntato l’attenzione, indicandola come l’unica strada percorribile. Ma, allo stato, la disponibilità di Mise ed Agcom sul punto è stata nulla. Senza considerare che ciò non darebbe spazio agli esclusi, ma solo maggior respiro agli utilmente collocati nelle graduatorie. Salvo qualche recupero in caso di mux di 2° livello successivamente estesi, ove i relativi operatori non avessero già esaurito la capacità disponibile.

 

Abbassamento generalizzato della capacità trasmissiva pro capite

L’ipotesi di un livellamento di tutta la capacità trasmissiva verso il basso per consentire l’ingresso agli esclusi, tra le varie ipotesi che abbiamo letto, è la più fantasiosa. Dopo aver guardato dall’altra parte in occasione dell’innalzamento del limite inferiore di 1 Mbit/s per FSMA, fissato da Agcom, a 1,5 Mbit/s e portato quello superiore a 3 Mbit/s a seguito della consultazione pubblica del Mise, si pretenderebbe di livellare tutti a 1,5 Mbit/s (o addirittura a 1 Mbit/s), in barba alle procedure concluse che hanno conclamato interessi legittimi la cui compressione determinerebbe centinaia di ricorsi al TAR, che sarebbero inevitabilmente accolti.

 

T1 e T2

Oltretutto, dovrebbe essere ormai chiaro che 1,5 Mbit/s in T2 (formato HEVC) in fase di riconversione transitoria in T1 (formato H264) equivalgono a 0,9 Mbit/s circa, quindi al limite della qualità minima per poter veicolare un contenuto televisivo dinamico. Agcom aveva predisposto un piano per il T2 con tagli inferiori di capacità trasmissiva a 1 Mbit/s (HEVC) che avrebbero consentito di far migrare praticamente tutto il panorama esistente. Ed ha sempre difeso tale modello.

 

Ingenerosità

Addebitare all’Autorità per le comunicazioni la decisione di annacquare il T2 nel T1 creando l’attuale sistema ibrido non è solo ingeneroso, ma errato. Le responsabilità della scelta scellerata (per le tv minori) vanno ricercate altrove e non nelle istituzioni governative. A cui, al limite, si può contestare di essersi piegate a istanze sbilanciate verso i superplayer locali.

 

Libero mercato

Quello della capacità trasmissiva è peraltro un problema parzialmente risolvibile ex post, con un diverso approccio.
“Basterebbe acquisire il quadro della giurisprudenza emergente dalle sedute pubbliche sin qui condotte per capire che tali vincoli (1,5-3 Mbits/s, ndr) valgono solo fino al completamento di esse”, spiega l’avvocato Stefano Cionini, co-founder di MCL Avvocati Associati, che cura in esclusiva l’Area Affari Legali di Consultmedia. “L’interpretazione giuridica delle norme effettuata in sede di confronto pubblico ha permesso di comprendere che, stabilizzatosi il sistema con la conclusione delle negoziazioni assistite dal Ministero dello sviluppo economico, la contrattazione avverrà sulla base del libero mercato”, osserva l’avvocato.

 

Ri-Negoziazioni

In altri termini, ci sarà, alla presenza di accordi con l’operatore di rete, la possibilità di rideterminare la capacità trasmissiva contrattualizzata, magari riducendola perché oggettivamente eccessiva rispetto alle necessità sopravvenute, consentendo così ad un terzo di acquisirla previo ottenimento di una nuova autorizzazione FSMA con associato LCN.

 

Nuove autorizzazioni

La conclusione delle sedute pubbliche, infatti, non esclude che si possano richiedere al Mise nuovi titoli per la fornitura di servizi di media audiovisivi con LCN residuati dalle procedure ad evidenza pubblica. Peraltro, ciò consentirà di sfruttare la capacità trasmissiva residuata su mux di 1° o 2° livello